12.7 C
Ravenna
martedì 11 Novembre 2025
spot_img
HomePoliticaRavenna, l'opposizione convoca il direttore dell'AUSL in Consiglio comunale

Ravenna, l’opposizione convoca il direttore dell’AUSL in Consiglio comunale

Dieci consiglieri di centrodestra chiedono la presenza di Tiziano Carradori per discutere otto criticità del sistema sanitario locale. Al centro pronto soccorso, liste d’attesa e carenza di personale medico

RAVENNA – Il sistema sanitario ravennate finisce al centro di una iniziativa istituzionale senza precedenti. Dieci consiglieri comunali dell’opposizione hanno formalmente richiesto la convocazione di un Consiglio comunale straordinario alla presenza del direttore generale dell’AUSL Romagna, Tiziano Carradori. L’iniziativa, che fa leva sugli articoli 43 e 56 comma 4 del Regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale, rappresenta un passaggio formale che obbliga l’amministrazione a rispondere alle questioni sollevate.

La richiesta porta le firme dei capigruppo di Forza Italia, Lista per Ravenna, Viva Ravenna, Fratelli d’Italia e Lega-Popolo della Famiglia, oltre a cinque consiglieri del gruppo di Fratelli d’Italia. Alberto Ancarani, Alvaro Ancisi, Filippo Donati, Nicola Grandi e Gianfranco Spadoni guidano un fronte trasversale del centrodestra locale che individua nel rapporto tra AUSL Romagna e rappresentanti dei cittadini una criticità che necessita di maggiore attenzione.

«Le continue segnalazioni che giungono ai consiglieri comunali su inefficienze e lacune» costituiscono la premessa della richiesta. Una formulazione che sottintende un flusso costante di lamentele da parte dei cittadini, presumibilmente raccolte negli incontri pubblici, negli uffici dei gruppi consiliari e attraverso i canali di comunicazione diretta che i rappresentanti mantengono con il territorio.

L’ordine del giorno proposto si articola in otto punti specifici, ciascuno dei quali affronta una dimensione diversa del sistema sanitario locale. Il primo riguarda il bilancio del CAU, il Centro di Accoglienza e Urgenza introdotto per alleggerire il carico sul Pronto Soccorso. La formulazione utilizzata dai consiglieri non lascia spazio a interpretazioni: «risultati non apprezzabili». Un giudizio netto che chiede evidentemente conto dell’efficacia di una struttura pensata per filtrare gli accessi impropri al Pronto Soccorso.

Il secondo punto tocca una questione cruciale per qualsiasi ospedale: il reclutamento di nuovo personale medico e la prevenzione della migrazione dei professionisti verso altri nosocomi. Il fenomeno della mobilità del personale sanitario rappresenta una criticità nazionale, ma assume particolare rilevanza in contesti come quello romagnolo, dove la competizione con strutture universitarie e ospedali di eccellenza delle regioni limitrofe può determinare significative perdite di competenze.

La medicina territoriale costituisce il terzo punto dell’ordine del giorno. I consiglieri parlano di «mancata evoluzione che pesa sull’inefficienza del Pronto Soccorso», stabilendo un nesso causale diretto tra la debolezza della rete territoriale e la pressione sulla struttura ospedaliera. Un collegamento che riflette il dibattito nazionale sulla riorganizzazione post-pandemica della sanità, dove il potenziamento del territorio dovrebbe ridurre gli accessi ospedalieri inappropriati.

Il quarto punto introduce una questione delicata nei suoi equilibri istituzionali: i rapporti tra Università e Ospedale di Ravenna. La formulazione proposta dai consiglieri utilizza un linguaggio evocativo, parlando di «una terza via tra la “colonizzazione” bolognese e la “resistenza” dei clinici ospedalieri». Le virgolette suggeriscono termini che circolano nel dibattito locale, evidenziando una tensione percepita tra l’influenza dell’Università di Bologna e l’autonomia dei professionisti ravennati.

L’integrazione tra sanitario e sociale rappresenta il quinto ambito di discussione. I consiglieri individuano nell’invecchiamento della popolazione e nei casi di disagio due fattori che richiedono «azioni da mettere in pratica». Una formulazione che implicitamente rileva un deficit tra bisogni emergenti e risposte operative, chiedendo al direttore dell’AUSL di illustrare strategie concrete.

Le Case della Salute costituiscono il sesto punto. Definite in «ritardo» quanto ad «aggregazioni», richiedono secondo i consiglieri l’individuazione di «correttivi». Il riferimento è al modello organizzativo che dovrebbe costituire il perno della medicina territoriale, aggregando servizi e professionisti in strutture polifunzionali. Il ritardo denunciato suggerisce una implementazione più lenta del previsto rispetto agli obiettivi programmati.

Le liste d’attesa occupano il settimo punto dell’ordine del giorno. Qui la posizione dei consiglieri si fa particolarmente netta: si richiede la «necessità di provvedimenti strutturali e non di correttivi una tantum». Una distinzione che traccia una linea chiara tra interventi emergenziali – come le aperture straordinarie o i finanziamenti temporanei – e riforme organizzative permanenti capaci di affrontare il problema alla radice.

L’ottavo e ultimo punto riguarda il Centro di Salute Mentale, con particolare riferimento alla sede di Ponte Nuovo. I consiglieri parlano esplicitamente di «costi e inefficienze», ponendo una questione che intreccia sostenibilità economica e qualità del servizio in un ambito, quello della salute mentale, tradizionalmente critico per risorse e organizzazione.

La richiesta di convocazione si inserisce in un contesto sanitario regionale che negli ultimi anni ha visto importanti riorganizzazioni. L’AUSL Romagna, costituita nel 2014, rappresenta una delle aziende sanitarie più grandi d’Italia per popolazione servita, estendendosi su un territorio che comprende le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Un’estensione che comporta sfide organizzative significative nella distribuzione delle risorse e nell’equilibrio tra i diversi presidi territoriali.

Tiziano Carradori guida questa complessa struttura dal 2019. La sua presenza in Consiglio comunale rappresenterebbe un’occasione di confronto diretto tra la dirigenza sanitaria e i rappresentanti elettivi del territorio su questioni che riguardano quotidianamente migliaia di cittadini. Un confronto che, pur richiesto dall’opposizione, coinvolge tematiche che travalicano le appartenenze politiche per toccare diritti fondamentali.

La procedura regolamentare attivata dai consiglieri prevede che l’amministrazione debba rispondere alla richiesta di convocazione entro termini stabiliti. Il combinato disposto degli articoli citati configura uno strumento di garanzia democratica che consente alle minoranze di portare all’attenzione del Consiglio questioni considerate rilevanti per la comunità.

L’ampiezza dell’ordine del giorno proposto – otto punti che spaziano dall’organizzazione ospedaliera alla medicina territoriale, dalle risorse umane alle infrastrutture – suggerisce l’intenzione di aprire un confronto complessivo sul sistema sanitario locale, piuttosto che focalizzarsi su singole emergenze. Un approccio che richiederà tempi adeguati di discussione e la predisposizione di documentazione dettagliata da parte dell’AUSL.

La questione della sanità pubblica assume particolare rilievo in un momento in cui il Sistema Sanitario Nazionale affronta sfide strutturali: invecchiamento della popolazione, carenza di personale, pressione sulle finanze pubbliche, evoluzione dei bisogni di cura. Ravenna, con il suo ospedale e la sua rete territoriale, rappresenta un caso di studio significativo per comprendere come questi fenomeni si manifestano a livello locale.

L’iniziativa dei consiglieri pone anche una questione di trasparenza e accountability nella gestione della sanità pubblica. La richiesta di un confronto pubblico in Consiglio comunale, con la presenza del massimo dirigente dell’AUSL, rappresenta un momento di verifica democratica sull’utilizzo delle risorse e sull’efficacia dei servizi offerti alla cittadinanza.

Resta da vedere come la maggioranza e l’amministrazione comunale accoglieranno questa richiesta e con quali tempi verrà organizzata la seduta. La presenza del direttore Carradori comporterà presumibilmente la necessità di coordinamento con gli impegni istituzionali di un dirigente che sovrintende a un’azienda sanitaria che serve oltre un milione di cittadini.

La convocazione, una volta formalizzata, costituirà un banco di prova per la capacità del sistema istituzionale locale di affrontare pubblicamente questioni complesse, tecniche ma di rilevanza immediata per la vita quotidiana dei cittadini. Un confronto che metterà alla prova tanto l’opposizione, chiamata a documentare le criticità segnalate, quanto la dirigenza sanitaria, tenuta a fornire risposte puntuali su ciascuno degli otto ambiti individuati.

ARTICLI CORRELATI
- Advertisment -spot_img

ULTIMI ARTICOLI