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martedì 11 Novembre 2025
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Ravenna, scontro istituzionale sulla manutenzione dei ponti fluviali

La Regione Emilia-Romagna chiarisce le competenze comunali dopo mesi di accumuli di detriti. Il caso del Ponte Nuovo sui Fiumi Uniti apre interrogativi sul sistema di prevenzione del rischio idrogeologico

RAVENNA – Una questione apparentemente tecnica si trasforma in un caso istituzionale che illumina le criticità del sistema di gestione del rischio idraulico in Emilia-Romagna. Al centro della vicenda, la competenza sulla rimozione di materiale legnoso e detriti accumulati sotto i ponti fluviali, un problema che dalla scorsa estate ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza idraulica del territorio ravennate.

La controversia emerge in forma ufficiale il 27 settembre, quando Lista per Ravenna, gruppo consiliare guidato da Alvaro Ancisi, si rivolge formalmente all’ingegner Stefano Ravaioli, dirigente comunale del servizio Tutela dell’Ambiente. L’oggetto della segnalazione riguarda il Ponte Nuovo sui Fiumi Uniti in via Romea Sud, dove da giugno persisteva un accumulo di legname e arbusti considerato pericoloso per il deflusso delle acque.

La risposta comunale del 1° ottobre appare inequivocabile: «Abbiamo provveduto a trasmettere la segnalazione all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile – Ufficio di Ravenna, affinché, in quanto Ente competente, possa effettuare le opportune valutazioni». Una posizione che identifica nella Regione il soggetto responsabile degli interventi.

Tuttavia, il 10 ottobre arriva la smentita formale dell’Agenzia regionale. L’ingegner Pietro Tabellini, responsabile dell’ufficio territoriale di Ravenna, ribalta la prospettiva con una comunicazione che richiama principi normativi precisi: «Si richiama la competenza del Comune di Ravenna stesso». Il documento specifica che spetta agli enti gestori dei manufatti di attraversamento dei corsi d’acqua «garantire che le condizioni di deflusso non siano peggiorate a causa dell’ostacolo da esse posto al passaggio di materiale flottante».

La formulazione tecnica dell’Agenzia regionale stabilisce un principio operativo chiaro: la manutenzione compete a chi gestisce l’opera di attraversamento, non a chi gestisce il corso d’acqua. Ponti, guadi, passerelle ciclabili o pedonali, tombinature e manufatti di scarico ricadono quindi sotto la responsabilità manutentiva dell’ente proprietario della struttura, non dell’autorità idraulica.

Un dettaglio rende il caso particolarmente significativo dal punto di vista istituzionale. L’ingegner Massimo Camprini, nominato dalla Regione nel luglio 2024 come direttore dell’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, è lo stesso professionista che fino a quel momento ricopriva il ruolo di dirigente del Comune di Ravenna nell’area delle Infrastrutture civili. Nonostante questa continuità biografica, la risposta istituzionale mantiene una netta separazione tra le competenze regionali e quelle comunali.

La vicenda del Ponte Nuovo non rappresenta un caso isolato nel panorama ravennate. Il territorio comunale è attraversato da cinque fiumi principali – Lamone, Ronco, Montone, Savio e Fiumi Uniti – oltre al canale Destra Reno e al torrente Bevano. Ognuno di questi corsi d’acqua presenta opere di attraversamento che, alla luce della chiarificazione regionale, ricadono sotto la competenza manutentiva comunale.

La segnalazione originaria proveniva da un tecnico ingegneristico residente nella zona, in collaborazione con Lista per Ravenna, che aveva documentato la situazione già dal 26 giugno. Il timing della questione assume particolare rilevanza considerando l’approssimarsi della stagione delle piogge autunnali, periodo storicamente critico per il territorio romagnolo dal punto di vista del rischio idraulico.

La storia recente dell’Emilia-Romagna ha drammaticamente evidenziato le conseguenze di criticità nella gestione del sistema idraulico. Gli eventi alluvionali del maggio 2023 hanno causato vittime, evacuazioni e danni per miliardi di euro, ponendo sotto osservazione l’intero sistema di prevenzione e manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua e delle opere connesse.

In questo contesto, la questione sollevata da Lista per Ravenna introduce un interrogativo operativo: se la competenza sulla manutenzione di tutte le opere di attraversamento ricade sui comuni, questi dispongono delle risorse adeguate? Il capogruppo Ancisi pone alla Giunta guidata dal sindaco Michele de Pascale due domande specifiche: i servizi, il personale e il bilancio comunale sono adeguati a sostenere il carico di tali adempimenti? E in caso contrario, come si intende porvi rimedio?

Il quesito non riguarda soltanto Ravenna. La chiarificazione dell’Agenzia regionale stabilisce un principio applicabile all’intero sistema di gestione delle opere idrauliche in Emilia-Romagna. Se ogni comune deve occuparsi della manutenzione delle opere di attraversamento sul proprio territorio, emerge la necessità di verificare la sostenibilità organizzativa ed economica di questo modello, specialmente per gli enti di dimensioni medio-piccole.

La documentazione fotografica allegata alla segnalazione mostra il ponte sul Lamone a Mezzano nel marzo 2025, con evidenti accumuli di materiale. Immagini che illustrano concretamente il tipo di criticità che i comuni devono fronteggiare con continuità, attraverso ispezioni periodiche e interventi di rimozione.

La vicenda si inserisce in un dibattito più ampio sulla distribuzione delle responsabilità tra diversi livelli istituzionali nella gestione del territorio. Da un lato, la competenza regionale sulla pianificazione e sulla sicurezza idraulica complessiva. Dall’altro, la responsabilità comunale sulla manutenzione ordinaria delle opere. Una distinzione che sulla carta appare netta, ma che nella pratica può generare zone grigie interpretative, come dimostra lo scambio di comunicazioni tra il Comune e l’Agenzia regionale.

Il caso ravennate pone anche una questione di tempistica. Dalla prima segnalazione di giugno all’intervento richiesto a settembre, fino alla chiarificazione di ottobre: tre mesi durante i quali il materiale è rimasto accumulato, attraversando l’estate e avvicinandosi alla stagione critica. Un lasso di tempo che solleva interrogativi sull’efficacia dei protocolli di allerta e intervento.

La risposta dell’ingegner Tabellini dell’Agenzia regionale sottolinea la necessità di una «periodica manutenzione» delle opere, concetto che implica non interventi emergenziali ma un sistema strutturato di monitoraggio e prevenzione. Una prospettiva che richiede programmazione, risorse dedicate e personale specializzato.

In attesa delle risposte della Giunta comunale alle domande formulate da Lista per Ravenna, rimane aperta la questione di fondo: il sistema attuale di distribuzione delle competenze sulla gestione del rischio idraulico garantisce tempestività ed efficacia degli interventi? E i comuni dispongono degli strumenti necessari per adempiere pienamente alle responsabilità che la normativa assegna loro?

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