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martedì 11 Novembre 2025
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Un Premio Nobel garibaldino

Ernesto Teodoro Moneta nacque a Milano nel 1833 da una famiglia ricca e aristocratica. Nel 1859 si arruolò volontario nei Cacciatori delle Alpi, la compagine militare organizzata e guidata da Giuseppe Garibaldi; l’anno successivo seguì il suo eroe nell’Impresa dei Mille, in Sicilia e nell’Italia meridionale.

La vita sotto le armi, al servizio della Nazione nascente, gli piaceva, e rimase nell’esercito regolare. Nel 1866 gli italiani furono sconfitti dagli austriaci a Custoza, e Teodoro, che aveva visto sfumare la vittoria per l’insipienza degli alti comandi, lasciò la divisa, congedandosi dopo tre guerre combattute in prima linea.

Era ricco e poteva coltivare i suoi interessi. Nel 1869 diventò direttore del giornale Il Secolo, al quale impresse una svolta politica di stampo risorgimentale e marcatamente anticlericale. Nel 1875 si sposò ed ebbe due figli, Emilio e Luigi, che in seguito aggiunsero al cognome paterno quello materno, chiamandosi così Moneta Caglio.

Negli anni di fine Ottocento era diffusa la convinzione che almeno gli europei si fossero liberati dall’antica propensione alla guerra. Tuttavia, mentre il progresso tecnico e scientifico forniva agli arsenali armi sempre più devastanti, come la mitragliatrice, ci si illudeva che la saggezza dei popoli e dei governanti ne avrebbe impedito l’uso.

Teodoro non credeva che la pace si sarebbe imposta da sola e iniziò un’attività sempre più intensa per diffondere le idee pacifiste, prima in Italia e poi in Europa. Pubblicava, a sue spese, L’Amico della Pace, un almanacco che, insieme ad altri suoi scritti, diffondeva il verbo pacifista. Nel 1895 fondò la Società per la Pace e la Giustizia Internazionale; qualche anno dopo, riuscì a inserirsi nell’Esposizione Internazionale di Milano (oggi la chiameremmo Expo), costruendo un Padiglione per la Pace.

Le sue iniziative pacifiste furono numerosissime: faceva tradurre i propri scritti nelle lingue europee e li diffondeva personalmente in varie città del continente, quasi sempre a sue spese, tanto da compromettere la sua situazione economica.

Nel 1901 era stato istituito il Premio Nobel, che comprendeva anche il riconoscimento per la pace. Nel 1907 Teodoro Moneta fu insignito del Nobel, insieme al giurista francese Louis Renault. In oltre un secolo di storia, Moneta è stato l’unico italiano a ricevere il Nobel per la Pace.

Quando andò a Oslo a ritirare il premio, da buon mazziniano, pronunciò un discorso molto applaudito, incentrato sul legame tra patriottismo e pacifismo. I giurati protestanti e nordici del Premio avevano così dato un riconoscimento postumo alla vicenda risorgimentale italiana, gratificando anche un “mangiapreti” schietto, seppur non estremista.

Ormai anziano, il garibaldino che sonnecchiava in lui si risvegliò per approvare la conquista italiana della Libia e, successivamente, l’intervento dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, irritando molti pacifisti. Il patriota aveva lasciato spazio al nazionalista. In materia di Nobel per la Pace, ne abbiamo viste di peggio…

Teodoro Moneta si spense a Milano nel 1918, a 85 anni, senza vedere la fine del grande macello che lui e altri come lui avevano sperato di scongiurare con il pensiero, i libri e le parole. Fu un grande italiano, riconosciuto come tale da molti, in tutte le nazioni.

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